Antonello Di Mario
Direttore di Fabbrica società
Senza siderurgia non può svilupparsi una seria produzione industriale. Leggo l’articolo di Antonio Maglie sulla prospettiva che ha di fronte l’Ilva di Taranto:emergono con vigore, nell’analisi del direttore de “L’articolo 1”, il ruolo che deve giocare il governo, le potenzialità dei possibili acquirenti, il futuro di quel che era il distretto industriale di Taranto. In effetti, lo stabilimento siderurgico nella città ionica rimane il cuore del manufatturiero nazionale, un settore indispensabile a mandare avanti l’industria dell’intero Paese e l’economia dello stesso. L’Italia può crescere dal punto di vista produttivo con investimenti pubblici e privati proprio nel manifatturiero che può sostenere la concorrenza internazionale ed europea grazie ad una concreta produzione d’acciaio di qualità fornito dal sito di Taranto. Occorre tener presente che uno dei problemi che caratterizza il settore della siderurgia è quello della sovraccapacità produttiva. Il contesto non lascia spazio a dubbi. Nel 2015 la capacità produttiva nominale mondiale ha raggiunto 2,362 milioni di tonnellate, con un aumento del 126% rispetto ai livelli del 2000. Il 72% a fine anno era situato nelle economie non Ocse. Dal 2008 la domanda globale di acciaio continua a diminuire mentre la capacità produttiva ha continuato a crescere. La massa di nuovi investimenti, prevalentemente in Asia e in misura meno intensa nel Medio Oriente, in Russia e America Latina, indica che entro il 2018 la capacità produttiva arriverà a quota 2.410 milioni di tonnellate “Per assorbire tutte le nuove capacità in costruzione e programmate il consumo mondiale dovrebbe aumentare del 6,3% fra quest’anno e il 2018 compreso, ma già oggi – indica un rapporto Ocse presentato il mese scorso a Bruxelles – i mercati globali dell’acciaio sono deboli e le prospettive di crescita fiacche”. Ciò creerà condizioni “molto difficili” alle imprese soffocate proprio dalla stretta della sovraccapacità produttiva, dei bassi prezzi e della continua contrazione della produzione in tutte le aree del mondo. Rispetto a questo stato di cose è bene sottolineare, in merito alle scelte che potrebbero porre in essere i potenziali compratori del gruppo siderurgico in questione, che il trasferimento dei complessi aziendali di Ilva possa non può avvenire in modo frazionato a più acquirenti. E’ importante che l’attuale configurazione del gruppo, con la sua integrità del ciclo produttivo articolato nei diversi siti italiani, possa rappresentare una solida potenzialità. Infatti, l’attuale assetto è stato concepito proprio per assicurare la continuità produttiva attraverso la sinergia fra i vari siti collegati allo stabilimento di Taranto, in particolare con quelli di Genova e Novi Ligure. E’ bene, quindi, che l’eventuale cessione a terzi cessione si realizzi vincolando l’eventuale acquirente a sviluppare un piano industriale che preveda un livello dei volumi produttivi del sito di Taranto di almeno 8 milioni di tonnellate annue di acciaio colato, limite al di sotto del quale non potrebbe essere garantita la sostenibilità economica dello stabilimento e dell’attuale occupazione, indotto compreso. Stiamo parlando di circa 11mila addetti, rispetto ai 16mila dell’intero gruppo. Ma c’è di più. Sono necessari programmi dei governi, Italia inclusa, per sostenere i lavoratori impegnati nel settore siderurgico. Ciò significa, nel caso Ilva, prorogare l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, visti i tempi di realizzazione del processo di cessione e ultimazione degli interventi di adeguamento alle prescrizioni ambientali. E’ importante ricordare che entro il 30 giugno dovrà essere individuato il compratore delle otto aziende del gruppo Ilva in amministrazione straordinaria, fra cui la stessa Ilva con gli stabilimenti di Taranto, Genova e Novi Ligure . I trasferimenti potranno poi essere completati dai commissari nell’arco massimo di quattro anni.
L’acquisizione, recita il bando, sarà in fitto o concessione in fitto con opzione di acquisto. Le candidature pervenute per l’Ilva erano 29 alla scadenza dei termini del bando, il 10 febbraio scorso, ma l’immediata selezione le ha poi ristrette a 25 e di queste 12 puntano all’intero gruppo e 13 solo alle controllate, cioè a singoli e specifici asset. Dopo aver manifestato interesse all’Ilva, adesso i potenziali acquirenti dovranno esplicitarlo nel concreto attraverso la loro offerta economica. Il meccanismo del bando lanciato ai primi di gennaio scorso prevede che ricevuta l’offerta dai potenziali compratori, ci siano una o più fasi di rilancio per arrivare poi alla negoziazione in esclusiva con chi i commissari dell’Ilva riterranno il migliore offerente. Fase, questa, che prevedibilmente impegnerà la seconda metà di aprile, tutto il mese di maggio e parte di giugno in vista del rush finale. Più volte il premier Matteo Renzi ha dichiarato che il dossier Ilva è in cima alla lista degli impegni del governo. Antonio Maglie, nel suo articolo, sottolinea che Taranto merita di avere contemporaneamente lavoro e salute, insieme ad un ruolo strategico nel sistema produttivo italiano. Già dal prossimo mese sarà possibile capire se questa prospettiva esiste o no, perché mai come ora la vicenda siderurgica è questione nazionale.
Roma, 3 maggio 2016
Ufficio Stampa Uilm